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Quanti pianeti erranti si aggirano nella Via Lattea?

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Quanti mondi invisibili si nascondono là fuori, nel buio cosmico? I pianeti erranti, chiamati anche “rogue planets”, sono corpi celesti che vagano nello spazio senza orbitare attorno a una stella. La loro esistenza era, fino a pochi decenni fa, un’ipotesi audace. Oggi, grazie a osservazioni rivoluzionarie, scopriamo che potrebbero essere miliardi. Sì, miliardi, forse più delle stelle stesse!

L’origine dei pianeti erranti

I pianeti erranti non sono figli dell’immaginazione, ma prodotti concreti dell’evoluzione stellare e della formazione planetaria. Esistono 2 principali teorie sulla loro origine, scopriamole insieme:

  • Espulsione planetaria: durante la formazione di un sistema solare, le interazioni gravitazionali tra pianeti giganti possono risultare in una vera e propria “catapulta gravitazionale” che espelle alcuni pianeti nello spazio interstellare. Questo meccanismo è stato simulato in laboratorio numerico da molteplici team, incluso quello del Center for Computational Astrophysics.
  • Formazione isolata: alcuni pianeti potrebbero formarsi direttamente da nubi molecolari, esattamente come le stelle, ma senza accumulare massa sufficiente per avviare la fusione nucleare. In tal caso, sarebbero simili a “stelle fallite” (come le nane brune), ma senza nemmeno raggiungere quella soglia.
Illustrazione di un pianeta che viene espulso da un sistema planetario (©Gregoire Cirade/Science Photo Library/AGF) ()

Quanti pianeti erranti esistono?

Nel 2021, una collaborazione scientifica internazionale che ha utilizzato i dati del telescopio Subaru in combinazione con quelli del Canada-France-Hawaii Telescope ha fatto una scoperta sorprendente: potrebbero esserci più pianeti erranti che stelle nella Via Lattea.

Un articolo pubblicato su Nature Astronomy nel dicembre 2021 riporta che, nella regione della costellazione dello Scudo (Scutum), i ricercatori hanno identificato una popolazione di circa 70 pianeti erranti di massa simile a Giove, in un’area relativamente piccola del cielo. Questo suggerisce che la galassia potrebbe ospitare oltre un miliardo di pianeti erranti!

Le sfide dell’osservazione

Individuare questi pianeti è un’impresa da giganti. Poiché non emettono luce propria (o ne emettono pochissima), non possono essere osservati con i metodi tradizionali come il transito o la velocità radiale. L’unico metodo efficace finora è la microlente gravitazionale: quando un pianeta errante passa davanti a una stella lontana, la sua gravità deforma la luce di quest’ultima per un brevissimo istante. È una tecnica complessa e fortemente dipendente dalla probabilità, ma incredibilmente potente.

Cosa sappiamo di loro (e cosa no)

Nonostante le scoperte recenti, molti aspetti dei pianeti erranti restano avvolti nel mistero. Ad esempio:

Possono ospitare la vita? Se un pianeta errante ha una geotermia attiva e una spessa atmosfera, potrebbe potenzialmente trattenere calore sufficiente per mantenere acqua liquida in superficie o sottoterra. Alcuni modelli propongono che questi pianeti possano avere oceani sotterranei simili a quelli di Europa o Encelado.

Esistono anche pianeti erranti terrestri? Le osservazioni si concentrano finora su oggetti giganti, più facili da rilevare. Ma non è escluso che esistano miliardi di pianeti rocciosi vaganti, invisibili alla nostra tecnologia attuale.

Immagine generata con AI rappresentante dei pianeti erranti.

Il futuro dell’esplorazione: Roman Space Telescope

Nel 2027 è previsto il lancio del telescopio spaziale Nancy Grace Roman della NASA, progettato per rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo oscuro. Una delle sue missioni principali sarà proprio la ricerca sistematica di pianeti erranti tramite microlensing. Gli scienziati stimano che potrà rilevare centinaia di nuovi rogue planets, fornendo finalmente dati statistici su scala galattica.

E tu avevi mai pensato che là fuori potessero esserci più pianeti che stelle? Mondi senza sole, soli nel buio, che aspettano solo di essere scoperti!

Questa foto mostra l’assemblaggio del telescopio ottico per il telescopio spaziale Nancy Grace Roman della NASA.
Credit: NASA/Chris Gunn

Articolo di: Claudia Consiglio

Fonti: ScientificAmerican , NASA

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