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Gaia, il pianeta vivente

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Bassorilievo raffigurante la dea primordiale Gaia
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La parola Geologia è stata coniata dai primi naturalisti (Leggi anche “Tra credenze e studi scientifici: le incredibili teorie sulla formazione della nostra Terra“) prendendo spunto dal nome della dea greca legata alla Terra Gaia (o Gea).

Il nome poi è stato abbandonato nel tempo, ma intorno agli anni ’70 del secolo scorso il chimico inglese James Lovelock lo ripropose per una nuova ipotesi sull’evoluzione della Terra.

L’ipotesi di Gaia

Questa ipotesi afferma che il nostro pianeta non ha semplicemente fornito un ambiente adatto allo sviluppo della vita ma che, come un unico super organismo in grado di autoregolarsi, ha modificato attivamente l’ambiente per mantenerlo adatto alla vita .

Si tratta quindi di un sistema di autoregolazione del tutto simile a quello tipico degli organismi viventi chiamato omeostasi, per cui esso riesce a mantenere costanti le proprie caratteristiche chimico-fisiche interne al variare di quelle esterne.

In un sistema del genere quindi, ogni parte influenza ad è influenzata dalle altre. Si crea dunque un meccanismo di retroazione (o feedback) tra le varie parti.

Il ruolo degli esseri viventi

L’ipotesi di Gaia ammette che non sono sufficienti i soli processi chimici e fisici per spiegare i cambiamenti ambientali, ma che un ruolo cruciale è svolto anche dai viventi.

Infatti senza le prime forme di vita unicellulari (come i Cianobatteri 3,8 miliardi di anni fa) l’ossigeno non sarebbe mai stato sintetizzato. Questo è uno dei più grandi eventi nella storia della Terra insieme al Grande Evento Ossidativo.

Questo periodo che parte da 2,4 milioni di anni fa, ha visto il livello di ossigeno libero nell’aria aumentare di ben 10.000 volte. Ciò ha portato anche alla scomparsa di massa dei batteri anaerobici presenti all’epoca.

Proprio per questo l’ossidazione della Terra è chiamata anche “Catastrofe dell’ossigeno”.

Schema dell'ossidazione della Terra
Schema dell’ossidazione della Terra
Credit: Zanichelli

Il ciclo della CO2

La vita quindi, ha sottratto dall’atmosfera anidride carbonica, fissandola come carbonio organico nei viventi o in forma inorganica come carbonati nelle rocce e nei sedimenti. Le piante facendo la fotosintesi immagazzinano CO2 e come prodotto di scarto rilasciano ossigeno, indispensabile per la nostra vita.

L’anidride carbonica viene continuamente trasformata in carbonati (composti da C, H, O), ma si riforma tramite la respirazione cellulare degli organismi e la decomposizione dei loro resti.

A volte la CO2 prodotta viene bloccata in ambienti anossici (senza ossigeno), come quelli subacquei dove l’acqua è stagnate. La sostanza organica morta non viene riciclata dagli altri organismi, ma viene traportata sul fondo dove si accumula formando i giacimenti di petrolio o carbone.

Bruciando quei due elementi si rilascia nuovamente l’anidride nell’aria, implementando l’effetto serra. Con le precipitazioni questa CO2 rilasciata viene ritrasportata sulla crosta terrestre, dove ritorna nel mare e viene usata dagli organismi per creare gusci e scheletri. E il ciclo continua…

Ciclo dell'anidride carbonica
Ciclo della CO2

Conclusioni

Possiamo dire che in qualche modo Gaia si è auto-equilibrata rinchiudendo nel sottosuolo, nei gusci degli animali e nelle piante tramite la fotosintesi grandi quantità di CO2, permettendo di abbassare le temperature così da poter favorire la vita.

Ma adesso con le continue emissioni di anidride carbonica la temperatura si sta rialzando, come risponderà la Terra a questo? Riuscirà a stabilizzarsi di nuovo per permettere alla nostra specie di sopravvivere?

Scrivici cosa ne pensi nei commenti, oppure esplora altri articoli su AstroCuriosità!

Articolo di: Alessio Spinelli

Fonti: Zanichelli

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