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A caccia di meteoriti

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Le meteoriti sono frammenti di corpi celesti che sopravvivono all’ingresso nell’atmosfera terrestre e raggiungono il suolo. Non molti sanno che ogni anno migliaia di meteoriti cadono sulla Terra, ma solo una piccola parte viene effettivamente recuperata per l’analisi.

Come e dove si scovano le meteoriti?

Meteoriti: Fall e Find

Prima di entrare nel dettaglio, è essenziale distinguere le meteoriti in 2 categorie principali:

  • “Fall”: corpi extraterrestri cui sono stati osservati ingresso in atmosfera e impatto al suolo. Tracciando la traiettoria attraverso alcuni strumenti (tra cui il radar) è possibile il recupero preciso e rapido dei campioni. Secondo la Meteoritical Society, solo il 1–2% delle meteoriti catalogate rientra in questa categoria.
  • “Find”: sono meteoriti individuate per caso o durante esplorazioni mirate, senza che il loro ingresso atmosferico sia stato osservato. Costituiscono la maggioranza dei campioni studiati.
Frammenti della meteorite di Cheljabinsk
Credits: INAF

Il recupero delle meteoriti con il radar meteorologico

Uno degli strumenti più innovativi per individuare meteoriti è il radar meteorologico. Dopo l’ingresso nell’atmosfera, il corpo celeste rallenta drasticamente e perde luminosità: entra così nella fase di “dark flight”, o volo oscuro, a circa 25 km di altitudine. Qui, la forza che agisce sul corpo è solo quella della gravità, perciò la meteorite cade liberamente, accompagnata dei venti atmosferici.

I radar doppler, ad esempio, riescono a rilevare le perturbazioni create dal passaggio di frammenti durante questa fase, fino a circa 10 km di altitudine. I dati ottenuti aiutano a eseguire stime sulla massa, direzione e posizione di impatto, consentendo agli scienziati di restringere l’area di ricerca. Per portarvi un esempio tangibile, questa tecnologia radar è stata utilizzata per il recupero della meteorite di Sutter’s Mill (2012, California).

Fasi di caduta delle meteoriti
Credits: fripon

Dove cadono le meteoriti?

Generalmente, questi corpi extraterrestri possono cadere ovunque sul globo. Tuttavia, la distribuzione geografica non è affatto omogenea: la maggior parte degli impatti avviene tra 30° N e 30° S di latitudine, ovvero dove è presente gran parte della superficie terrestre. Ma è comunque un’impresa ardua scovarli in modo del tutto casuale: la possibilità di trovarle è funzione anche della visibilità del terreno e alla facilità di accesso: questo è il motivo per cui la grande maggioranza dei ritrovamenti avviene nei deserti e nelle regioni polari (Antartide).

Antartide: il paradiso dei cacciatori di meteoriti

L’Antartide è una meta succulenta per i cacciatori di meteoriti, e questo grazie soprattutto a condizioni ambientali e geologiche uniche:

  • Il ghiaccio chiaro mette in risalto le meteoriti, che appaiono scure.
  • Le temperature basse e le condizioni aride del clima le preservano intatte per millenni, non permettendo l’alterazione. Questo è importante poiché i frammenti poco alterati o non alterati ci offrono la possibilità di studiare la mineralogia primordiale di questi corpi extraterrestri.
  • Il movimento dei ghiacciai trasporta e concentra le meteoriti in aree specifiche chiamate zone di ablazione, dove i venti catabatici erodono il ghiaccio superficiale e portano a giorno i campioni extraterrestri.
Paesaggio antartico
Credits: Scientificamerican

Una delle aree meta di cacciatori di meteoriti sono le cosiddette “aree di ghiaccio blu” (Blue Ice Fields). Qui, il ghiaccio antico si comprime e porta in superficie numerosi frammenti. E poi, è anche un luogo affascinante e suggestivo!

Il programma di spedizione antartica più importante è l’ANSMET (ANtarctic Search for METeorites), attivo dal 1976. Grazie a questo programma, finanziato dalla NASA, dall’NSF e dalla Smithsonian Institution, sono state recuperate e repertate oltre 23.000 meteoriti, comprese alcune delle più antiche o provenienti da Marte e dalla Luna.

Zone di ghiaccio blu (Antartide)
Credits: Sciencephotolibrary

I tesori del deserto

Il deserto del Sahara è un altro punto caldo mondiale per la ricerca di frammenti dallo spazio. L’aridità e la scarsa vegetazione permettono una facile identificazione.

Il deserto dell’Atacama, in Cile, è uno dei più secchi al mondo e rappresenta un ambiente favorevole per la conservazione di meteoriti. Proprio in questo luogo sono state ritrovate numerose condriti carboniose (tra le più primitive) che si sono rivelate cruciali per capire l’origine della materia organica nel Sistema Solare.

Anche le aree desertiche dell’Australia costituiscono terreni fertili per la ricerca. Il sito di Murchison, ad esempio, ha restituito una celebre meteorite caduta nel 1969, ricca di composti organici.

Meteorite sul suolo desertico
Credits: Meteoriterecon

Programmi ufficiali VS Cacciatori fai-da-te

Oltre ai programmi ufficiali, esistono spedizioni indipendenti e semi-professionali (a volte anche poco professionali) composte da amatori e collezionisti. Gli strumenti utilizzati in questi casi sono droni, radar, metal detector e imaging satellitare per cercare meteoriti, soprattutto nei deserti.

Come immaginerete, però, il recupero non ufficiale solleva anche questioni legali e scientifiche. Non a caso, la raccolta e il commercio di meteoriti sono regolamentati da normative nazionali e internazionali. Negli Stati Uniti, paradossalmente, è legale raccoglierle su suolo privato, ma è vietato farlo su terreni pubblici senza permesso del Bureau of Land Management (BLM).

Per quanto riguarda l’Antartide, il Trattato Antartico del 1959 decreta che le meteoriti appartengono alla comunità scientifica internazionale. Per tale ragione, esse non possono essere vendute e utilizzate per scopi commerciali.

Conclusione

Le meteoriti rappresentano frammenti preziosi di universo. Studiarle non è affatto banale o semplice. Dal recupero grazie ai radar, alle spedizioni nei ghiacci dell’Antartide o nei deserti aridi, il percorso di studio di questi corpi celesti è lungo, complesso e affascinante.

L’uomo si sforza da anni per cercare risposte andando nello spazio. Ma non è incredibile pensare che, a volte, è proprio lo spazio a venire qui da noi?

Per altre pillole sull’Universo, resta su AstroCuriosità!

Fonti scientifiche:

  1. The Meteoritical Society Database: https://www.lpi.usra.edu/meteor
  2. Jenniskens, P. et al. (2009), “Radar-enabled recovery of the Sutter’s Mill meteorite.” Science, 338(6114): 1583–1587.
  3. National Weather Service (NOAA): Radar Data and Meteor Detection – https://www.weather.gov
  4. Bland, P.A. et al. (1996), “The flux of meteorites to the Earth.” Geochimica et Cosmochimica Acta, 60(20): 4497–4503.
  5. ANSMET Official Website: http://caslabs.case.edu/ansmet/
  6. Meteoritical Bulletin, African Meteorites Section – https://www.lpi.usra.edu/meteor/metbull.php
  7. Valenzuela, M. et al. (2015), “Meteorite finds in the Atacama Desert.” Meteoritics & Planetary Science, 50(10): 1776–1792.
  8. Cronin, J.R. & Pizzarello, S. (1997), “Organic matter in the Murchison meteorite.” Science, 275(5302): 951–955.
  9. U.S. Department of the Interior – Meteorite Collection Guidelines: https://www.blm.gov
  10. Antarctic Treaty System – Secretariat: https://www.ats.aq

Articolo di: Giovanni Fanelli

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