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Alla ricerca di vita aliena: i messaggi inviati e i segnali ricevuti

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Immagine della Via Lattea
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Il sistema solare è grande, la Via Lattea è enorme, l’universo è ancora più vasto, sicuramente da qualche parte lassù ci sarà un altro pianeta con forme di vita aliena. La nostra galassia contiene tra le 200 e le 400 miliardi di stelle, in un universo che potrebbe arrivare benissimo ad avere 200 miliardi di galassie. Sembra perciò improbabile che la Terra sia l’unico luogo su cui la vita si è sviluppata. Un segnale radio non spiegato, una traccia di acqua nascosta, una roccia che potrebbe contenere minuscoli fossili: sono indizi di questo genere che gli scienziati stanno cercando.

Segnali radio

Se da qualche parte esistono davvero civiltà aliene, è possibile che abbiano scoperto come usare onde radio per inviare segnali, come facciamo noi con telefoni, tv e trasmissioni radio. Quindi un modo per trovare gli alieni è semplicemente cercare i loro segnali radio in viaggio nello spazio. I progetti SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) procedono così, usando enormi parabole per esplorare i cieli alla ricerca di segnali caratteristici. Possiamo anche usare radiotelescopi per inviare i nostri messaggi, puntandoli verso probabili galassie dove la vita si potrebbe sviluppare.

Osservatorio Very Large Array (Socorro, Nuovo Messico)
Osservatorio Very Large Array (Socorro, Nuovo Messico) dove sono installate 27 antenne indipendenti con un disco del diametro di 25 m e una massa di 209 tonnellate ciascuna.

Il segnale Wow!

Nel 1977, più precisamente il 15 agosto, dalla costellazione del Sagittario arrivò un segnale di 72 secondi che sorprese gli astronomi di tutto il mondo perché stranamente forte e su una frequenza insolita: il segnale Wow!. Ma perché si chiama così?

Il segnale prese questo nome perché Jerry Ehman, l’addetto ad una prima analisi dei dati captati dal radiotelescopio Big Ear, emozionato al pensiero che potesse essere un messaggio degli alieni, scrisse “Wow!” sulla stampa cerchiando in rosso i numeri anomali.

Nei mesi ed anni successivi molti altri radiotelescopi furono puntati nella direzione di 2MASS 19281982-2640123 (una stella simile al Sole nella costellazione del Sagittario, luogo dove si pensa arrivi il segnale), ma nient’altro fu captato.

Segnale Wow!
Stampa dei dati del radiotelescopio Big Ear su cui Jerry Ehman ci scrisse Wow!

Dopo mezzo secolo di studi, il segnale Wow! è stato finalmente spiegato grazie a una ricerca condotta dal Laboratorio di Abitabilità Planetaria dell’Università di Porto Rico.

Gli scienziati che hanno condotto lo studio ritengono che il famoso segnale “Wow!” abbia avuto origine da un’emissione Sgr (raggi X o Gamma) proveniente da una Magnetar, una particolare stella di neutroni con campi magnetici estremamente intensi. L’energia rilasciata da questo evento, dopo essere stata espulsa, ha attraversato una o più nubi di idrogeno neutrale freddo, generando potenti radiazioni.

Il segnale intercettato nel 1977 corrisponde proprio a uno di questi eventi. La nube di idrogeno neutrale, situata tra la Magnetar e il telescopio Big Ear, ha permesso di registrare la prima radiazione di questo tipo mai documentato dall’uomo.

Questa scoperta era inizialmente inspiegabile, proprio perché si tratta di un fenomeno difficile da individuare: dipende da una precisa sequenza di eventi, da particolari allineamenti e condizioni. Inoltre, le Magnetar sono estremamente rare. Ad oggi ne sono state identificate solo poche decine.

L’equazione di Drake

“Perché mandare una lettera quando puoi inviare un messaggio radio a 25.000 anni luce dalla Terra?”. Questo sarà quello che ha pensato Frank Drake nel 1974 quando ha ideato il primo messaggio radio inviato nello spazio dall’uomo.

Aspetta, aspetta, ma chi è Frank Drake? Frank Drake è un importante astronomo che nel 1984 ha fondato il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) un’organizzazione scientifica senza scopo di lucro che ricerca la vita al di fuori della Terra e che ha nel corso degli anni aiutato innumerevoli volte la ricerca astronomica.

Ancora prima di creare il SETI e il messaggio di Arecibo, Drake ideò l'”Equazione di Drake” una formula che se risolta può dare un numero approssimativo delle civiltà aliene che potrebbero inviare segnali radio.

La formula include 7 fattori, di cui i valori possono solo essere tirati a indovinare, per questo l’equazione fornisce solo un’idea molto approssimativa delle probabilità di trovare extraterrestri.

Equazione di Drake
=numero di civiltà con cui gli esseri umani potrebbero stabilire una comunicazione
=tasso medio con cui si formano le stelle
=frazione di stelle che possiedono pianeti orbitanti
=numero medio di pianeti per sistema planetario in condizione di ospitare forme di vita
=frazione di pianeti su cui si è effettivamente sviluppata la vita
=frazione di pianeti su cui si sono evoluti esseri intelligenti
=frazione di civiltà in cui si sono evoluti esseri intelligenti in grado di comunicare
=durata di ciascuna civiltà, giudicata in base al tempo in cui continua a inviare messaggi

Il messaggio di Arecibo

Ritornando a Frank Drake. Oltre a questa equazione lui scrisse anche il messaggio di Arecibo inviato nel 1974 dall’omonimo telescopio. Il messaggio, inviato a 25.000 anni luce dalla Terra verso l’ammasso stellare di Ercole così da attraversare gran parte della Via Lattea, era composto da un codice binario in una griglia di 1.679 bit di un messaggio lungo 3 minuti.

Il messaggio doveva essere chiaro e facilmente decifrabile da una qualsiasi razza aliena capace di captarlo, quindi lui decise di creare una semplice immagine che descriveva agli alieni la vita sulla Terra. Eccola quì:

Messaggio di Arecibo
Dall’alto verso il basso: i numeri da 10 a 1 (magenta); i numeri atomici di fosforo, ossigeno, azoto, carbonio e idrogeno (bianco); componenti chimici del DNA (verde) e la struttura a doppia elica (azzurro); una figura umana (rosso); una mappa del Sistema solare che mostra il Sole e i pianeti (giallo); e infine il telescopio di Arecibo (arancione)

Semplice magari per gli alieni, ma a un primo sguardo sembra tutt’altro che decifrabile.

Poiché il segnale impiegherà 25.000 anni per raggiungere l’obbiettivo e l’eventuale risposta ne impiegherebbe altrettanti, il tentativo di comunicare era puramente simbolico.

Star Bottle

E chi non vorrebbe mandare un messaggio nello spazio profondo come con quello di Arecibo?

Dall’anno scorso si può, con un progetto dell’editore Domenico Zambarelli in collaborazione col Senato. Star Bottle prevede di lanciare a pagamento dei messaggio nello spazio verso zone prescelte come la Via Lattea, Titano o Vega. Si possono mandare messaggi di testo, immagini o video.

La trasmissione verso il Deep Space avviene sulla frequenza di 2115 MHz, grazie a una parabola di 11 metri di diametro della stazione del Fucino, in Abruzzo.

E tu, che messaggi vorresti mandare nello spazio e con quale modalità?

Scrivicelo nei commenti, oppure esplora altri articoli su AstroCuriosità, come “AtLAST, il rivoluzionario radiotelescopio cileno“!

Articolo di: Alessio Spinelli

Fonti: Global Science, National Geographic

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