AtLAST, ossia l’Atacama Large Aperture Submillimeter Telescope, è il progetto di un osservatorio astronomico di nuova generazione a parabola singola da 50 metri. Esso opera a lunghezze d’onda submillimetriche e millimetriche, e viene gestito come telescopio di servizio da una partnership internazionale che lo alimenta ad energia rinnovabile.
Le caratteristiche principali di AtLAST
AtLAST sarebbe in grado di osservare il Sole, esplorando la relativa struttura termica e magnetica studiandone così i brillamenti, le protuberanze, il ciclo di attività e molto altro. Inoltre, le sue osservazioni e i suoi studi di sulla nostra stella ospite, avrebbero implicazioni dirette anche sulla conoscenza delle altre stelle ed esopianeti in generale.
Esso è un radiotelescopio per microonde e lontano infrarosso, che sarebbe progettato per vedere la luce nel nord del Cile. L’intervallo di lunghezze d’onda submillimetriche consente agli astronomi di sondare oggetti e materia invisibili ad altre lunghezze d’onda. Tra questi rientrano il gas molecolare freddo e denso, la materia di cui sono fatte le stelle, e la polvere a diverse scale che assorbe la luce ottica e ultravioletta.
“Le osservazioni sub-millimetriche ci permettono di studiare le regioni dell’universo da cui emergeranno nuove stelle“, spiega Claudia Cicone, coordinatrice del progetto AtLAST , dell’università di Oslo in Norvegia. “Ci permettono anche di misurare con precisione la posizione di galassie molto distanti e di determinarne le caratteristiche fisiche.”

Credits: Carlos A. Duran
Ma AtLAST non è un normale radiotelescopio. Il progetto infatti si pone l’ambizioso obiettivo di diventare la prima grande facility astronomica energeticamente autosufficiente, mediante l’uso esclusivo di fonti rinnovabili. Ciò potrebbe portare anche alla distribuzione dell’eventuale surplus di energia agli abitanti di quelle zone.
“Stiamo lavorando affinché AtLast sia la migliore infrastruttura astronomica da terra del futuro: un osservatorio sub-millimetrico tecnologicamente raffinato che permetterà all’intera comunità astrofisica di realizzare scoperte ad alto impatto scientifico per il prossimi 50 anni, e allo stesso tempo la prima infrastruttura astronomica che pone la sostenibilità ambientale e sociale come priorità al pari del potenziale scientifico” ha dichiarato Claudia Cicone.
Il coinvolgimento europeo nel progetto
“Questo progetto sarà portato avanti da un consorzio che coinvolgerà nuovi partner chiave provenienti da Europa, Giappone e Africa“, osserva la dott.ssa Cicone. L’obiettivo è migliorare la preparazione tecnica di diversi componenti del progetto di questo telescopio e del suo sistema energetico, oltre che ampliare la base di utenti della struttura.
“Il progetto AtLAST ha dimostrato che perseguire una scienza trasformativa può andare di pari passo con un approccio più sostenibile“, aggiunge Cicone. “Sostenibilità significa anche coinvolgere le comunità locali nel processo decisionale, per comprenderne le esigenze e le priorità“.
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Fonti: INAF, CommissioneEuropea