Per decenni si è ritenuto d’ufficio che la nostra maestosa Via Lattea e la sua vicina, e altrettanto imponente, galassia di Andromeda, stessero inevitabilmente destinati a scontrarsi in un drammatico abbraccio cosmico entro circa 4–5 miliardi di anni. Tuttavia, le simulazioni più recenti, condotte con strumenti di osservazione all’avanguardia come il telescopio spaziale Hubble e il missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea, stanno rivoluzionando questo scenario. Tali studi, che hanno esplorato centinaia di migliaia di possibili evoluzioni orbitale della nostra galassia, rivelano che la collisione diretta potrebbe essere l’eccezione piuttosto che la regola, aprendo la strada a una complessità inattesa nel destino cosmico.
I dati alla base delle simulazioni
La svolta metodologica è stata data dall’utilizzo di ben 100.000 simulazioni, in cui sono state considerate ben 22 variabili differenti, dalla massa galattica, alla velocità radiale, fino agli effetti perturbativi causati dalle galassie nane e dai satelliti, come il Large Magellanic Cloud (LMC).
Questi studi, guidati da scienziati come il dott. Till Sawala dell’università di Helsinki, hanno incorporato le più recenti misurazioni di parallasse e proper motion, ottenute grazie a Gaia, per valutare con rigore quantitativo l’intera gamma delle incertezze osservative.
Un elemento chiave è rappresentato dalla velocità di avvicinamento, stimata intorno ai 100 km/s che, insieme alle module delle interazioni gravitazionali, determina se le galassie si approccino abbastanza da innescare una collisione diretta o se, al contrario, si osservino semplicemente dei passaggi ravvicinati senza una fusione immediata.
In particolare, le simulazioni evidenziano che se la distanza tra la Via Lattea e Andromeda scende al di sotto di circa 100.000 anni luce, allora il forte attrito dinamico prodotto dalle interazioni tra materia ordinaria e materia oscura può portare a una vera collisione. Tuttavia, se il passaggio avviene a distanze di circa 500.000 anni luce o superiori fino a 1 milione di anni luce, le 2 galassie tendono a “sfilarsi” reciprocamente, perdendo solo gradualmente energia orbitale e, in molti scenari, evitando una fusione precipitosa.

Meccanismi fisici e variabili in gioco
Questa complessa interazione è regolata da forze gravitazionali che, in presenza di incertezze nei dati, permettono di ipotizzare diversi “destini” per la nostra galassia. Le simulazioni mostrano 3 scenari principali, analizziamoli insieme:
- Collisione diretta e fusione immediata: un evento raro, con probabilità stimata intorno al 2% nell’arco dei prossimi 5 miliardi di anni. In tale ipotesi, se la separazione tra le due galassie dovesse scendere sotto un limite critico, l’attrito generato, amplificato anche dall’interazione con la materia oscura, condurrebbe a una rapida fusione.
- Passaggi ravvicinati senza fusione immediata: in oltre il 50% delle simulazioni, le galassie si avvicinano per poi separarsi, dando origine a una danza orbitale complessa. In questo scenario, numerosi “incontri ravvicinati” contribuiscono a dissipare progressivamente l’energia orbitale, rendendo possibile una successiva fusione su scale temporali molto più lunghe, dell’ordine di 8–10 miliardi di anni.
- Evitamento dell’interazione significativa: alcuni modelli indicano che, grazie anche all’effetto tampone del LMC, che introduce un’influenza laterale modificante la traiettoria della Via Lattea, le 2 galassie potrebbero mantenere orbite relativamente separate, evolvendosi in maniera quasi indipendente per tempi cosmici illimitati 3.
Le conseguenze di una potenziale collisione
Una collisione diretta, per quanto estremamente rara nel breve termine, porterebbe a una trasformazione radicale: la struttura a spirale tipica delle due galassie verrebbe a scomparire, sostituita dall’aspetto caotico e concentrato di una galassia ellittica. Durante questo processo, la pressione gravitazionale e gli shock idrodinamici genererebbero esplosioni di formazione stellare.
È importante sottolineare che, nonostante l’enorme scala degli avvenimenti, gli effetti diretti sul sistema solare rimangono probabilmente marginali. Le enormi distanze tra le stelle garantiscono che la maggior parte degli oggetti celesti non subisca collisioni dirette, sebbene le perturbazioni gravitazionali possano alterare orbite e incrementare il tasso di formazione stellare nel tempo.
Secondo te quale sarà l’evoluzione di questo affascinante scenario cosmico? Scrivicelo nei commenti, oppure esplora altri articoli su AstroCuriosità!