Il progetto Orbital Carrier rappresenta una svolta epocale nel campo dei trasporti spaziali. Una realtà dove un veicolo modulare e riutilizzabile, progettato per trasportare satelliti e carichi utili in orbita con efficienza eccezionale e un impatto ambientale contenuto.
Contesto e origine del progetto
Con l’intento di prepararsi a possibili scenari bellici nello spazio, gli Stati Uniti stanno lavorando allo sviluppo di una sorta di portaerei orbitale. Questo sistema consente di “deposita‑satelliti” in un’orbita nascosta, lontano da occhi curiosi, per poi renderli operativi in maniera immediata in caso di emergenze, come ad esempio la sostituzione di un satellite spia messo fuori combattimento dalle forze avversarie.
Il nuovo veicolo orbitale, denominato Orbital Carrier, è in fase di realizzazione dalla società Gravitics, con sede a Seattle, grazie a un finanziamento di 60 milioni di dollari erogato da SpaceWerx, il braccio tecnologico della United States Space Force.

Credit: Gravitics
Secondo una nota ufficiale di Gravitics, esso è concepito per trasportare diversi veicoli spaziali manovrabili, capaci di garantire una risposta rapida contro eventuali minacce in orbita. Colin Doughan, amministratore delegato dell’azienda, ha definito il progetto come un'”iniziativa critica” che potenzia la capacità della U.S. Space Force di posizionare velocemente i veicoli spaziali e di tutelare le risorse dislocate fuori dalla Terra.
Doughan ha aggiunto: “L’Orbital Carrier segna una svolta fondamentale, funzionando come una piattaforma di lancio pre-posizionata nello spazio. Questo sistema supera le tradizionali limitazioni dei lanci, permettendo agli operatori di selezionare e attivare un’orbita di dispiegamento su richiesta in tempi estremamente rapidi.”
Secondo te, questo progetto come potrà influenzare il panorama dei viaggi spaziali e la colonizzazione dell’orbita terrestre? Quali nuove tecnologie potrebbero emergere da questa spinta innovativa per superare i limiti dell’attuale ingegneria spaziale? Saremo in grado di raggiungere una sostenibilità operativa che consenta l’accesso allo spazio a un numero sempre maggiore di enti e nazioni?
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Articolo di: Claudia Consiglio
Fonti: Ansa