Il progetto, noto ufficialmente come Three-Body Computing Constellation, ha già visto il lancio dei primi 12 satelliti, una sorta di supercomputer orbitante. Questi sono il primo tassello di una futura rete che si espanderà fino a 2.800 unità. Questo audace salto tecnologico punta a sostituire in parte il tradizionale calcolo su terra. Inoltre, abbatte le barriere imposte dalle limitazioni della banda e dalla latenza nelle comunicazioni terrestri.
Architettura del sistema
I satelliti lanciati, trasportati da un razzo Long March 2D dal centro di lancio di Jiuquan, non sono semplici dispositivi di osservazione. Ogni unità è dotata di un vero e proprio micro-supercomputer, capace di eseguire algoritmi di intelligenza artificiale con prestazioni impressionanti.
Ogni satellite è in grado di eseguire fino a 744 teraflop (ossia 744 milioni di milioni di operazioni al secondo).
Inoltre, un’architettura di memoria avanzata da 30 terabyte per unità permette di gestire enormi moli di dati in tempo reale.
L’intero sistema è concepito per convergere verso un’incredibile capacità complessiva di circa 1.000 petaflop. Questa potenza è paragonabile a metà del supercomputer più potente attualmente basato sulla Terra. Essa sarà raggiunta sfruttando il freddo naturale dello spazio, che elimina la necessità di massicci impianti di raffreddamento. Così, riduce notevolmente i costi energetici tipici dei data center convenzionali.

Credit: CASC
L’innovazione dell’edge computing in orbita
Il principio cardine del progetto è l’edge computing spaziale: elaborare i dati direttamente “al bordo” della rete. Cioè, a bordo dei satelliti stessi, prima che questi vengano trasmessi a terra. Questa strategia offre diversi vantaggi rivoluzionari.
Infatti, i dati rilevati, siano essi immagini ad altissima risoluzione o informazioni ambientali, vengono processati in tempo reale, consentendo interventi e analisi immediate.
Inoltre, elaborando localmente le informazioni, il volume dei dati da trasferire ai centri di controllo terrestri viene drasticamente ridotto. Questo elimina i colli di bottiglia nelle comunicazioni spaziali.
Infine, il vuoto e le temperature estremamente basse dello spazio fungono da refrigerante naturale. Questo permette ai sistemi di operare a potenze elevate senza l’inesorabile aumento del calore. Tale aumento è un limite critico per i supercomputer tradizionali.
Questa integrazione di tecnologie avanzate, calcolo, IA e raffreddamento naturale promette di aprire la strada a una nuova era dell’elaborazione dei dati. Essa sarà capace di rispondere in maniera quasi istantanea a esigenze scientifiche, meteorologiche e persino militari.
Sinergia satellitare
Ma, il progetto non si ferma all’hardware di ciascun satellite: la chiave per trasformare questa costellazione in un supercomputer orbitante risiede nella loro interconnessione.
Di conseguenza, i satelliti saranno collegati tramite sofisticati sistemi a laser. Questi garantiscono trasmissioni ad altissima velocità, simili a quelle offerte dalla fibra ottica. In questo modo, si crea una rete quasi neurale nello spazio.
Inoltre, ciascuno di essi sarà dotato di pannelli fotovoltaici, assicurando una fonte energetica rinnovabile e costante, indispensabile per un’operazione 24/7.
L’idea è di realizzare un’infrastruttura in cui il calcolo non sia centralizzato in un singolo luogo terrestre. Invece, sarà distribuito e ottimizzato lungo tutta la rete orbitante. Un’architettura così flessibile e integrata rappresenta il futuro della computazione. Essa unisce prestazioni elevate a una resilienza strutturale senza precedenti.
E tu, quali progressi pensi che questo progetto porterà all’umanità? Scrivicelo nei commenti, oppure esplora altri articoli su AstroCuriosità!
Fonti: LiveScience, ANSA