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Quanti satelliti circondano la Terra?

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Dal lancio di Sputnik nel 1957 fino ad oggi, l’umanità ha assistito a una rivoluzione senza precedenti nello spazio. Quel momento storico ha segnato l’inizio di una corsa che oggi ha prodotto non solo decine di migliaia di oggetti artificiali in orbita, ma anche un salto quantico nella nostra capacità di monitorare e sfruttare lo spazio extra-atmosferico. Nell’epoca moderna, l’espansione tanto rapida dei lanci spaziali, trainata dall’avvento dei CubeSat e delle costellazioni satellitari, è divenuta una realtà sensazionale e, al contempo, fonte di stimolanti interrogativi sul futuro della gestione del “cielo sopra di noi”.

Numeri che sorprendono

Secondo i dati raccolti dal database consolidato del United Nations Office for Outer Space Affairs (UNOOSA) e dalla rinomata Gunter’s Space Page, il totale dei satelliti in orbita attorno alla Terra si attestava, al termine di marzo 2025, a 14.904 unità. Questo fascio di tecnologia, alcuni dei quali ancora operativi, altri ormai relegati al tramonto della loro vita operativa, rappresenta un aumento del 31,54% rispetto a poche centinaia di giorni fa, un incremento che testimonia la rapidità con cui l’industria spaziale si è espansa negli ultimi anni.

Parallelamente, l’orizzonte operativo si concentra sui satelliti attivi: come riportato da fonti internazionali prestigiose, ad aprile-maggio 2025 si contavano circa 11.700 satelliti attivi. Questi strumenti, per lo più distribuiti in orbita terrestre bassa (LEO), sono i pilastri delle moderne reti di comunicazione, di osservazione della Terra e di navigazione, e sono il risultato di lanci sempre più frequenti, infatti, nel 2024, un razzo veniva lanciato ogni 34 ore, mettendo in orbita migliaia di unità in un arco di tempo brevissimo.

Questi numeri non sono semplici statistiche: sono il segnale di un’espansione cosciente dell’infrastruttura spaziale, una rivoluzione che ha cambiato il modo in cui percepiamo non solo il cielo, ma anche la nostra stessa capacità di innovare.

Il grande problema

Un aspetto altrettanto sorprendente riguarda il fatto che, nella storia dell’esplorazione spaziale, sono stati lanciati complessivamente 20.985 oggetti. Questo dato, insieme al fatto che le ultime cinque centinaia di migliaia di oggetti sono stati mandati in orbita solo negli ultimi 63 mesi, mostra una concentrazione di lanci che ha annichilito ogni precedente storico. Un’osservazione che ci costringe a riflettere sul prezzo, in termini di inquinamento spaziale e rischio di collisioni, di un progresso che sembra ormai inarrestabile.

La rapidità con cui la popolazione orbitante si espande, soprattutto grazie alle costellazioni satellitari come quella di Starlink di SpaceX, ha aperto nuove frontiere in ambito commerciale e scientifico. Tuttavia, questo sviluppo ha anche intensificato le preoccupazioni riguardo al cosiddetto “debris spaziale”, ovvero i frammenti di veicoli non più operativi che possono diventare pericolosi detriti in orbita.

Distribuzioni orbitali

Un’analisi dettagliata dei tipi di orbite rivela che la maggior parte dei satelliti attivi opera in LEO, situata a meno di 2.000 km dalla superficie terrestre. Queste orbite basse sono particolarmente adatte a missioni di osservazione, comunicazione e ricognizione, nonché a innovativi progetti di Internet satellitare.

Parallelamente, l’orbita geostazionaria, un anello eterno situato sopra l’equatore, accoglie circa 563 satelliti attivi, essenziali per le comunicazioni a lungo raggio e le trasmissioni televisive. In quest’ultimo, il posizionamento fisso nell’orbita permette una costante visibilità da parte delle stazioni di terra, garantendo così continuità e affidabilità dei servizi.

Un ulteriore elemento di rilievo è rappresentato dal contrasto tra il satellite più antico attualmente ancora in orbita, il Vanguard 1, lanciato il 17 marzo 1958, e le moderne piattaforme tecnologiche che caratterizzano il panorama attuale.

Questa evoluzione, in termini di design, peso e capacità operative, sottolinea il passaggio da sistemi ingombranti e relativamente rudimentali a sofisticate “smart” piattaforme che interagiscono in costellazioni estese, contribuendo a rendere il nostro ambiente spaziale sempre più dinamico e complesso.

Il numero di satelliti in orbita attorno alla Terra sta aumentando vertiginosamente e la colpa è delle megacostellazioni satellitari private come la rete Starlink di SpaceX.
Credit: Getty Images

Implicazioni future

Questo fenomeno non è soltanto un trionfo dell’ingegneria spaziale, ma rappresenta anche una sfida colossale per i sistemi di monitoraggio e gestione del traffico orbitante. Con l’imminente aumento dei lanci e delle operazioni satellitari, emergono questioni critiche.

Con un incremento esponenziale degli oggetti in orbita, la probabilità di collisioni incontrollate aumenta, con conseguenze potenzialmente disastrose per l’intera infrastruttura spaziale.

Inoltre, i detriti spaziali minacciano non solo le missioni attive, ma anche la sicurezza generale degli asset spaziali, rendendo urgenti le strategie di mitigazione e il deorbiting controllato.

Infine, la corsa verso la commercializzazione dello spazio impone un bilanciamento tra innovazione e gestione responsabile del cosmo, un tema che mobilita la comunità scientifica internazionale e le autorità regolatorie.

Questi interrogativi alimentano un vivace dibattito scientifico e politico, stimolando ricerche continue e lo sviluppo di tecnologie avanzate per garantire che l’universo artificiale che stiamo creando non si trasformi in un campo minato.

Secondo te, in che modo l’umanità riuscirà a mantenere, in un cielo sempre più affollato di satelliti e detriti spaziali, il fragile equilibrio tra la corsa alla tecnologia e la necessità di preservare un patrimonio comune per le future generazioni? Scrivicelo nei commenti, oppure esplora altri articoli su AstroCuriosità!

Fonti: Pixalytics, LiveScience

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