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Sulla sonda Voyager-1 sono stati ripristinati dei propulsori fuori uso da 20 anni

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Voyager-1
Concetto artistico della sonda Voyager-1 in volo. Credits:NASA/JPL
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Nel 1977 la sonda Voyager 1 venne lanciata, destinata a divenire il veicolo spaziale più lontano dall’uomo. Viaggia a velocità straordinarie, nell’ordine dei 56.000 chilometri all’ora, e la sua capacità di trasmettere dati dalla periferia del sistema solare ha reso la sonda un simbolo di determinazione scientifica. Tuttavia, ben al di là dei confini terrestri, la sonda affronta sfide tecniche mai previste: nel 2004 i propulsori anti-rollio principali, essenziali per mantenere l’assetto corretto e per orientare l’antenna verso la Terra, furono disattivati a seguito di una perdita di potenza in 2 piccoli riscaldatori interni. La missione si innescò così in un delicato passaggio al set di backup, mentre le incertezze crescevano riguardo alla longevità di questi sistemi grazie all’accumulo di residui nei condotti del carburante.

La complessità del sistema di propulsori

Il sistema di controllo dell’assetto di Voyager 1 si fonda su una rete sofisticata di propulsori anti-rollio, progettati originariamente negli anni ’70 per garantire una precisione millimetrica nel puntamento della sonda.

Questi dispositivi, mediante piccoli impulsi, permettono alla sonda di eseguire correzioni di rotta e mantenere il collegamento vitale con la Terra, nonostante la distanza, oggi si parla di circa 25 miliardi di chilometri.

Il fallimento dei propulsori principali, imputabile a una sottile ma critica perdita di potenza nei riscaldatori, aveva costretto gli ingegneri della NASA a passare ai sistemi di riserva, i quali, con il tempo, erano scossi dall’accumulo di residui che avevano innalzato il rischio di un ulteriore cedimento imminente.

Immagine rappresentante la sonda Voyager-1.

Il ripristino: un’impresa senza precedenti

Nel corso di un’analisi meticolosa, il team del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA ha voltato pagina sul vecchio guasto. I tecnici, con incredibile precisione, hanno scoperto che un’interferenza nei circuiti di alimentazione dei riscaldatori aveva causato lo spostamento di un interruttore critico dal suo assetto originale.

Questo piccolo, quasi impercettibile, dettaglio aveva determinato il passaggio dei propulsori principali in stato di inattività per oltre 20 anni.

Con audacia e ingegno, gli ingegneri hanno replicato un “reset” elettronico, riportando l’interruttore nella sua posizione corretta, riattivando così l’elemento primario del sistema di rollio proprio in tempo, prima dell’inizio di un periodo programmato di sospensione delle comunicazioni, periodo durante il quale l’antenna DSS-43 di Canberra sarebbe rimasta in standby per aggiornamenti tecnici.

Le prospettive ingegneristiche

Questa operazione va ben oltre una semplice riparazione: essa è l’emblema di una resilienza ingegneristica che ha permesso di superare il tradito tempo e l’inevitabile invecchiamento dei componenti spaziali. La riattivazione dei propulsori non è soltanto un aggiornamento tecnico, ma un autentico rinvigorimento della capacità di Voyager 1 di mantenere il preciso assetto necessario per continuare a inviare dati critici dall’interstellare.

Tale riuscita rafforza il concetto che le tecnologie del passato, se opportunamente monitorate e aggiornate, possano continuare a essere strumentali nella nostra impresa di esplorare l’ignoto. Inoltre, la capacità del team di intervenire su sistemi che hanno operato per decenni in condizioni estreme offre uno spunto di riflessione sul design dei futuri veicoli spaziali, enfatizzando l’importanza di sistemi ridondanti e facilmente riallineabili anche in situazioni di guasto complesso.

E tu, cosa ne pensi di questa impresa tecnologica ?  Scrivicelo nei commenti, oppure esplora altri articoli su AstroCuriosità!

Fonti: ANSA, IFLScience

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